Lettera del Rettore
Cari Studenti,
Vi parlo ora come professore, padre, amico, uomo e sento in cuor mio la responsabilità di avvertirvi: il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro.
Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore, la vostra intuizione e le vostre aspirazioni: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero giovane, adoravo una splendida raccolta di componimenti Le Operette morali di Giacomo Leopardi, che è stata una delle bibbie della mia formazione. È impressionante come lo scrittore riuscisse ad apportare a delle semplici parole il suo senso poetico della vita e il dramma di un’esistenza vissuta in modo frugale e senza alcuna aspirazione.
Vi riporto un passo che ritengo illuminante per la formazione di ogni giovane tratto da “Il dialogo di Tristano e un amico”:
“Personalmente però credo costantemente che la specie umana stia sempre più avanzando e altresì regredendo, e che il sapere o, come si dice, i lumi, crescano continuamente.
Tuttavia vedo che quanto cresce la volontà d’imparare, tanto scema quella di studiare. Ed è cosa che fa meraviglia contare il numero dei dotti, ma veri dotti, che vivevano contemporaneamente cencinquant’anni addietro e vedere quanto fosse smisuratamente maggiore di quello dell’età presente.
E non mi si dica che i dotti sono pochi perché in generale le cognizioni non sono più accumulate in alcuni individui ma divise fra molti e non mi si dica nemmeno che la copia di questi compensa la rarità di quelli.
Ricordate sempre che le cognizioni non sono come le ricchezze, che si dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma.”
Poiché la scienza e la filosofia vanno dietro alla scienza e alla filosofia, il sapere non si sparpaglia, e l’istruzione superficiale può essere, non propriamente divisa fra molti, ma comune a molti non dotti.
Il resto del sapere, quello che personalmente definirei IL VERO SAPERE non appartiene se non a chi sia dotto, e gran parte di quello a chi sia dottissimo. E, levati i casi fortuiti, solo chi sia dottissimo, e fornito individualmente di un immenso capitale di cognizioni, è atto ad accrescere solidamente e condurre il sapere umano.
È questo quello che cerchiamo in voi, che vogliamo da voi, che il siete ‘il Nuovo’.
Usciti da qui incontrerete notorietà, prestigio, fama, gloria ma tutto ciò, rammentate, sarà qualcosa di fuggevole, che tende a dissolversi in fretta.
La fama, come un fiume, è angusta alla fonte e larga alla foce e non dimenticate che “Dalla fama, la fama è sotterrata”.
L’essere umano per sua natura deve anzi, sente, ricercare ciò che lo porterà o ad una felicità perenne o ad una il più lunga possibile. Per fare non ciò però non può sperare che la fama gli dia quella felicità che egli si aspetta perché essa prima o poi finirà, forse anche nel momento più bello.
Nel Somnium Scipionis, Scipione l’Emiliano vede in sogno suo nonno che gli rivela un destino di gloria ma fa altresì un’allusione anche alla sua morte. In seguito gli spiega l’ordine cosmico e lo invita a riflettere sull’inconsistenza della gloria umana.
Oggi ci si pongono domande totalmente diverse“Perché alcuni individui riescono a sfondare e altri no? Come si spiega che, nella stessa famiglia, un fratello diventi presidente (Bill Clinton) e l'altro un drogato (Roger Clinton)? E perché ad arrivare al successo sono talvolta i poveri — Oprah Winfrey, Jennifer Lopez — altre la middle class — Tom Cruise, Britney Spears — e altre ancora i ricchissimi: Donald Trump, Paris Hilton, George Bush? “.
Se noi dunque non necessitiamo di una soddisfazione da altri, di una ammirazione da un pubblico, di una attenzione, che sia essa negativa o positiva, di una serie di persone, la domanda da porci è: cosa ci può rendere felici?
L'ambizione viene dai geni, responsabili al 50% del nostro desiderio e capacità di sfondare.
Io sono come il vecchio Scipione che appare davanti a voi e vi avverte che ora come ora ‘il Nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il Vecchio’ e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Andare disperatamente in cerca di gloria non sembra essere una giusta risoluzione all’infelicità che percorre a tratti la nostra esistenza, soprattutto per la sua inaffidabilità. A tal proposito Dante mette in bocca delle parole piuttosto interessanti al superbo miniatore Oderisi del canto XI del Purgatorio: ”Vana è la gloria alla quale gli uomini tendono con tutte le loro forze, perché essa scompare subito se non è seguita da un periodo di decadenza.”
“La gloria umana è come un soffio di vento che ora spira da una parte e ora dall’altra” ribadisce più tardi. Dante prende a modello questo pentito che si rivela l’uomo adatto per far capire a tutti i lettori che è inutile cercare la gloria perché accade che, o perché si muore o perché è nato qualcuno migliore, si viene presto soppiantati.
Sebbene da questi sommi si possano imparare insegnamenti di vita utilissimi, non perdete la fiducia, però.
Quando ero nella vostra condizione, sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.
Dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita e lo farà nella vostra.
Per voi, qui, insieme al Benedetto Bertis, potrebbe iniziare ‘il vostro Nuovo’ e nel giorno della vostra laurea sarete davvero pronti nel cominciare una nuova avventura.
Auguro questo e tanta salute a tutti voi, giovani speranze.
Vi parlo ora come professore, padre, amico, uomo e sento in cuor mio la responsabilità di avvertirvi: il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro.
Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore, la vostra intuizione e le vostre aspirazioni: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero giovane, adoravo una splendida raccolta di componimenti Le Operette morali di Giacomo Leopardi, che è stata una delle bibbie della mia formazione. È impressionante come lo scrittore riuscisse ad apportare a delle semplici parole il suo senso poetico della vita e il dramma di un’esistenza vissuta in modo frugale e senza alcuna aspirazione.
Vi riporto un passo che ritengo illuminante per la formazione di ogni giovane tratto da “Il dialogo di Tristano e un amico”:
“Personalmente però credo costantemente che la specie umana stia sempre più avanzando e altresì regredendo, e che il sapere o, come si dice, i lumi, crescano continuamente.
Tuttavia vedo che quanto cresce la volontà d’imparare, tanto scema quella di studiare. Ed è cosa che fa meraviglia contare il numero dei dotti, ma veri dotti, che vivevano contemporaneamente cencinquant’anni addietro e vedere quanto fosse smisuratamente maggiore di quello dell’età presente.
E non mi si dica che i dotti sono pochi perché in generale le cognizioni non sono più accumulate in alcuni individui ma divise fra molti e non mi si dica nemmeno che la copia di questi compensa la rarità di quelli.
Ricordate sempre che le cognizioni non sono come le ricchezze, che si dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma.”
Poiché la scienza e la filosofia vanno dietro alla scienza e alla filosofia, il sapere non si sparpaglia, e l’istruzione superficiale può essere, non propriamente divisa fra molti, ma comune a molti non dotti.
Il resto del sapere, quello che personalmente definirei IL VERO SAPERE non appartiene se non a chi sia dotto, e gran parte di quello a chi sia dottissimo. E, levati i casi fortuiti, solo chi sia dottissimo, e fornito individualmente di un immenso capitale di cognizioni, è atto ad accrescere solidamente e condurre il sapere umano.
È questo quello che cerchiamo in voi, che vogliamo da voi, che il siete ‘il Nuovo’.
Usciti da qui incontrerete notorietà, prestigio, fama, gloria ma tutto ciò, rammentate, sarà qualcosa di fuggevole, che tende a dissolversi in fretta.
La fama, come un fiume, è angusta alla fonte e larga alla foce e non dimenticate che “Dalla fama, la fama è sotterrata”.
L’essere umano per sua natura deve anzi, sente, ricercare ciò che lo porterà o ad una felicità perenne o ad una il più lunga possibile. Per fare non ciò però non può sperare che la fama gli dia quella felicità che egli si aspetta perché essa prima o poi finirà, forse anche nel momento più bello.
Nel Somnium Scipionis, Scipione l’Emiliano vede in sogno suo nonno che gli rivela un destino di gloria ma fa altresì un’allusione anche alla sua morte. In seguito gli spiega l’ordine cosmico e lo invita a riflettere sull’inconsistenza della gloria umana.
Oggi ci si pongono domande totalmente diverse“Perché alcuni individui riescono a sfondare e altri no? Come si spiega che, nella stessa famiglia, un fratello diventi presidente (Bill Clinton) e l'altro un drogato (Roger Clinton)? E perché ad arrivare al successo sono talvolta i poveri — Oprah Winfrey, Jennifer Lopez — altre la middle class — Tom Cruise, Britney Spears — e altre ancora i ricchissimi: Donald Trump, Paris Hilton, George Bush? “.
Se noi dunque non necessitiamo di una soddisfazione da altri, di una ammirazione da un pubblico, di una attenzione, che sia essa negativa o positiva, di una serie di persone, la domanda da porci è: cosa ci può rendere felici?
L'ambizione viene dai geni, responsabili al 50% del nostro desiderio e capacità di sfondare.
Io sono come il vecchio Scipione che appare davanti a voi e vi avverte che ora come ora ‘il Nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il Vecchio’ e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Andare disperatamente in cerca di gloria non sembra essere una giusta risoluzione all’infelicità che percorre a tratti la nostra esistenza, soprattutto per la sua inaffidabilità. A tal proposito Dante mette in bocca delle parole piuttosto interessanti al superbo miniatore Oderisi del canto XI del Purgatorio: ”Vana è la gloria alla quale gli uomini tendono con tutte le loro forze, perché essa scompare subito se non è seguita da un periodo di decadenza.”
“La gloria umana è come un soffio di vento che ora spira da una parte e ora dall’altra” ribadisce più tardi. Dante prende a modello questo pentito che si rivela l’uomo adatto per far capire a tutti i lettori che è inutile cercare la gloria perché accade che, o perché si muore o perché è nato qualcuno migliore, si viene presto soppiantati.
Sebbene da questi sommi si possano imparare insegnamenti di vita utilissimi, non perdete la fiducia, però.
Quando ero nella vostra condizione, sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.
Dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita e lo farà nella vostra.
Per voi, qui, insieme al Benedetto Bertis, potrebbe iniziare ‘il vostro Nuovo’ e nel giorno della vostra laurea sarete davvero pronti nel cominciare una nuova avventura.
Auguro questo e tanta salute a tutti voi, giovani speranze.
IL RETTORE
Prof. Stefano Alisandri
Prof. Stefano Alisandri
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